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Sèrlio, Sebastiano.

Architetto e teorico dell'architettura italiano. Si formò nel circolo dei pittori bolognesi, dove conobbe la tecnica della prospettiva e ammirò artisti quali Raffaello e Bramante. Le sue prime esperienze architettoniche si collocano all'inizio del XVI sec., quando ottenne l'incarico di costruire parti del palazzo comunale di Bologna ed elaborò alcuni metodi di restauro dei portici della città. Recatosi a Pesaro, tra il 1505 e il 1514 lavorò all'Arca di San Terenzio. Di nuovo a Bologna, divenne stretto collaboratore, nonché allievo, di B. Peruzzi che, nel corso di un lungo soggiorno a Roma (1515-22), ebbe il merito di avvicinare S. allo studio delle antichità. A partire dal 1528 fu a Venezia; risalgono a questo periodo la realizzazione delle case Zen (1531) e la pubblicazione di incisioni e scritti sull'arte del costruire destinati ad assicurargli una crescente fama di teorico e a influenzare lo sviluppo dell'architettura del Rinascimento europeo. Tra le opere italiane di maggior impegno si annoverano: la costruzione del teatro ligneo (1539) e il restauro del palazzo della Ragione a Vicenza, il soffitto in legno del palazzo ducale di Venezia, il campanile del duomo di Thiene, l'altare in marmo per la chiesa della Madonna di Galliera a Bologna, il progetto del palazzo comunale di Rimini. Trasferitosi alla corte di Francesco I in Francia (1539), fu nominato architetto generale delle fabbriche reali, ottenendo ampi riconoscimenti per la realizzazione del palazzo di Ippolito d'Este a Fontainebleau (1540-46), per la costruzione del palazzo di Ancy-le-Franc (1546), nonché per la stesura del piano regolatore di Lione (1551), posteriore quest'ultimo alla morte dello stesso sovrano. S. ottenne fama internazionale anche come trattatista; i nove libri del suo trattato vennero pubblicati separatamente con un ordine di stampa diverso da quello di composizione e in parte postumi: Quarto libro (1537), sulle regole generali e la classificazione dei cinque ordini architettonici; Terzo libro (1540), sulle antichità di Roma; Primo e secondo libro (1545), sui fondamenti dell'architettura; Quinto libro (1547); Libro settimo (1575), sulle habitationi di tutti li gradi di homini; Libri sesto e ottavo, rimasti manoscritti e pubblicati in un'edizione critica dal titolo Architettura civile, libri sesto, settimo e ottavo nei manoscritti di Monaco e Vienna (1994). L'importanza di S. venne misconosciuta dai teorici e dagli architetti successivi che gli attribuirono unicamente l'invenzione della serliana (V.). Solo la critica odierna è unanime nel riconoscere a S. il merito di aver elaborato e diffuso in Italia e in Europa un linguaggio manierista cui si dimostrarono sensibili Palladio, Giulio Romano e diversi architetti francesi, come Ph. Delorme e G. Philander (Bologna 1475 - Fontainebleau 1554).